La mano invisibile che regola chi muore di guerra e chi muore di fame
In questi mesi la guerra in Ucraina, nel “cuore dell’Europa” ha monopolizzato i media e la politica. Un “effetto collaterale” del conflitto trova poco spazio nei notiziari e non sembra tra le preoccupazione dei decisori. Il blocco dei cereali stivati e il suo effetto sulla disponibilità di cibo pone intere popolazioni in pericolo di vita.
“Le risorse umane, fisiche ed economiche necessarie alla gestione di un’emergenza sono indiscutibilmente enormi. Cosa aspetta allora ad un Paese che in pochi mesi si è ritrovato a gestire non una, ma ben due catastrofi di diversa natura? Stiamo parlando della Somalia, dove la popolazione resa vulnerabile da un terribile periodo di siccità e dalla conseguente carestia, si trova a dover affrontare le ripercussioni di un’ulteriore sciagura: la guerra in Ucraina. Quasi la totalità della farina venduta in Somalia infatti, proviene dall’Ucraina e dalla Russia, le quali hanno bloccato gli export a seguito dell’invasione russa a fine febbraio. Come conseguenza, il costo della farina in Somalia è più che raddoppiato mentre i dei prezzi di fertilizzanti e dei carburanti hanno subito un aumento del 40 %” (Euronews 01/06/2022).
Alcune regioni come il Corno d’Africa sono percosse da una siccità e da altri eventi climatici distruttivi collegati con alluvioni catastrofiche e invasioni di locuste. La Somalia in particolare ha “Il record storico di quattro stagioni consecutive delle piogge fallite, i prezzi alle stelle e una risposta umanitaria sottofinanziata hanno portato a un aumento del 160% nel numero di persone che affrontano livelli catastrofici di insicurezza alimentare, fame e malattie” (World Food Programme WFP 06 giugno 2022).
“Se il mondo non allarga il suo sguardo dalla guerra in Ucraina e non agisce immediatamente, nel Corno d’Africa si verificherà un vertiginoso aumento di morti di bambini”, così Rania Dagash, Vice Direttore Regionale dell’UNICEF per l’Africa orientale e meridionale (da RAINEWS 08 giugno 2022).
Nel Paese da decenni una guerra civile (in cui si sono inseriti gruppi terroristici) limita pesantemente l’agricoltura e la pastorizia nomade che erano le attività prevalenti. Grandi masse di persone devono continuamente spostarsi in cerca di un luogo sicuro e di cibo.
Secondo i dati sugli sfollati diffusi dall’United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) e dal Norwegian Refugee Council (NRC), «Più di 755.000 persone sono state sfollate internamente in Somalia a causa della grave siccità di quest’anno, portando la cifra totale a 1 milione di persone da gennaio 2021, quando è iniziata la siccità». (da Greenreport 12 agosto 2022)
“Avevamo avvertito che 13 milioni di persone nei tre Paesi soffrivano per la fame, chiedendo l’aiuto dei donatori in un momento di grande bisogno– aggiunge David Beasley-. Ma i fondi hanno tardato ad arrivare con l’invasione russa dell’Ucraina. Ciò ha stornato l’attenzione internazionale dal disastro nel Corno d’Africa”. Gli operatori umanitari segnalano un ulteriore aggravamento delle condizioni. Il conflitto russo-ucraino, infatti, ha anche fatto salire alle stelle i prezzi globali di cibo e carburante. Rendendo più costosa la consegna degli aiuti. Entro la metà dell’anno, il numero di persone in situazione di estremo bisogno in Kenya, Etiopia e Somalia è salito a 20 milioni. (In Terris 22/08/2022)
l Paese del Corno d’Africa sono da sempre affliti dalla siccità, quasi otto milioni di persone ne soffre gli effetti, 213.000 abitanti sono alla fame. Oggi però si fanno i conti con una situazione nuova provocata dalla guerra in Ucraina, per questo soffre della mancanza di aiuti umanitari dirottati verso Kiev. Prima del conflitto poi, la Somalia acquistava almeno il 90% del suo grano dalla Russia e dall’Ucraina ma la guerra ha fatto impennare i prezzi e scarseggiare i generi alimentari. Una situazione che si aggiunge alla violenza dei gruppi estremisti, due giorni fa i jihadisti di Al Shabab hanno ucciso 25 persone in un attacco contro un convoglio che trasportava cibo e aiuti umanitari. (Radio Vaticana 05 / 09 /2022
Il GECPD lavora da anni nelle aree dove si insediano, ufficialmente o in modo spontaneo, le persone che sfollano dalle zone pericolose per conflitto, carestia o siccità / alluvione. Sempre più frequentemente deve intervenire, con le risorse di cui dispone per salvare la loro vita dalla fame.
“Nel 2021, la priorità è diventata l’aiuto da dare alle comunità per recuperare mezzi di sussistenza e riprendersi che per la fornitura dell’acqua… Molte crisi umanitarie erano state segnalate nel Puntland a cui il GECPD aveva dato una risposta. Compresa anche l’ultima siccità, causata dalla mancanza delle piogge, nel Mudug, una delle peggiori. La siccità ha causato lo spostamento di almeno 32.665 famiglie, in cerca di acqua e pascolo per il bestiame…… Il GECPD ha aiutato alcune comunità colpite in 42 insediamenti nomadi trasportando con automezzi l’acqua tanto necessaria. Almeno 100 autocisterne hanno raggiunto le comunità e anche se poi un po’ di pioggia è caduta, la situazione rimane terribile…. Oltre alla siccità, gli spostamenti continui costituiscono un elemento che influenza la situazione umanitaria in Somalia, particolarmente nel Mudug. Coloro che vivono così perdono molti servizi sociali di base: abitazione, abbigliamento, acqua, solo per citarne alcuni. Inoltre devono far fronte ad altri rischi, come il timore di sfratto o espulsione” (marzo 2022 report GECPD per l’anno 2021)
Come già avvenuto in occasione di altre emergenze GECPD ci ha comunicato di avere usato una parte dei fondi ricevuti da Spazio Solidale per soccorrere le famiglie in pericolo di vita.