2007 – Girotondo Mediterraneo

Il gusto lento del viaggiare

Il viaggio è stato, per molti secoli, lo strumento fondamentale che gli esseri umani hanno utilizzato nel corso della storia per strutturare i propri sistemi di conoscenze, le proprie culture: sin dalle origini dell’umanità, quando i primi esseri umani dal cuore dell’Africa si sono mossi per insediarsi in tutti i continenti e dare vita a differenti civiltà.

Noi oggi siamo perlopiù portati a pensare che ciò che davvero conta sia solo il risultato finale del nostro cammino. In realtà, è assai più rilevante il processo che ci porta alla meta, il faticoso lavoro di accumulo culturale necessario alla costruzione delle nostre identità, individuali o collettive. Come ci ricorda Kavafis, poeta greco vissuto in Egitto, che così esorta il suo Ulisse: “Soprattutto, non affrettare il viaggio; / fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio / metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada / senza aspettarti ricchezze da Itaca. / Itaca ti ha dato il bel viaggio / senza di lei mai ti saresti messo / in viaggio: che cos’altro ti aspetti? / E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. / Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso / già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare”.

L’esperienza del viaggio è insostituibile, in primo luogo per la sua fisicità. Per apprendere veramente abbiamo bisogno di frequentare direttamente e personalmente luoghi (il mercato, il tempio, il bagno pubblico) ed esseri umani, a cui stringiamo la mano, che guardiamo negli occhi, con cui parliamo: non in modo virtuale, ma fisico, reale. Abbiamo sintetizzato in miti e leggende (Giuha, Babbo Natale) il sapere di esseri umani concreti, così forti da non conoscere dogane e frontiere. La parola scambiata di persona, soprattutto nelle culture del Mediterraneo, è più forte di quella scritta, razionale ma statica: “verba volant, scripta manent”, dice un noto detto latino. Che non significa, come spesso erroneamente si crede, che la testimonianza orale è inferiore a quella scritta, bensì che le parole sono leggere, aeree, e gli scritti pesanti, grevi.

Varrebbe forse la pena di riflettere ancora oggi, nell’era di internet e degli SMS, sui limiti della conoscenza razionale della realtà che uomini di fede, sia ebrei sia cristiani sia musulmani, denunciavano in passato con incredibile e assoluta consonanza. “Gustate, e vedete quanto è dolce il Signore”, recita il Salmo 33, e il Vangelo secondo Luca riporta che “il camminare discorrendo tra dubbi e speranze ci conduce a una casa dove la vera conoscenza succede attorno a un tavolo, allo spezzar del pane”. Al-Ghazali, il più importante teologo musulmano, parla di “dhawq”, gusto, come forma di conoscenza necessaria, laddove la ragione non può più arrivare, per comprendere Dio.
Noi comuni mortali contemporanei, che teologi non siamo, e a più terrene conoscenze osiamo ambire, ci troviamo però ad esprimerci con simili parole: “Un’idea, un concetto, un’idea, / finché resta un’idea, è soltanto un’astrazione, / se potessi mangiare un’idea / avrei fatto la mia rivoluzione”, cantava Giorgio Gaber alcuni anni fa. Il cibo – sia esso “pane” o “superfluo”: ma quanto davvero superfluo? – e la sua condivisione sono, ancora oggi, i modi più semplici, diretti e universali per conoscerci e mescolarci, anche quando proveniamo da molto lontano.
Il viaggio, infine, è ancor oggi insostituibile per la nostra crescita intellettuale e culturale per un altro, fondamentale motivo: perché ci costringe a rallentare, per fermarci a gustare, a vedere, a riordinare i pensieri. La conoscenza, e la trasmissione della conoscenza, hanno più che mai bisogno di tartarughe sagge che contrastino le ormai dilaganti lepri tecnologiche.
Un autore marocchino contemporaneo, in un suo romanzo, descrive un padre che cammina, conversando, su una strada di campagna con suo figlio; ad un certo punto, i due smettono di parlare, ma non di camminare, “giusto il tempo di cuocere un uovo sodo, o di riordinare un pensiero”. Impariamo di nuovo a rallentare, prendiamoci tutto il tempo che ci vuole: anche 24 ore, come prevede una ricetta marocchina un po’ estrema per la cottura dell’uovo sodo…

Luca Alberti
CESPI
Sesto San Giovanni

Il Calendario: un progetto di educazione interculturale

Spazio Solidale propone per il dodicesimo anno “L’orologiaio matto”, un calendario frutto di un percorso di educazione interculturale che coinvolge insegnanti e alunni nella sua realizzazione, e molte associazioni nella distribuzione e nella promozione presso varie realtà locali sia in Italia sia all’estero.
Il calendario “L’orologiaio matto” incominciò il suo cammino nel 1995, portando un messaggio di rispetto, riconoscimento di tutte le religioni e culture, ma soprattutto un messaggio di pace e di “stile” di vita aperto all’accoglienza e ai valori della solidarietà. Pensavamo che un consolidamento di questi valori avrebbe reso inutile nel tempo il nostro calendario. Purtroppo così non è stato. Il clima di intolleranza e ostilità è aumentato. Si fanno discorsi su civiltà superiori e inferiori, su diritti per pochi e non per tutti.
Nel suo cammino, il calendario è entrato nelle scuole, nelle case, è diventato uno strumento di lavoro per insegnanti, occasione di informazione e conoscenza, richiesto e atteso da persone singole, associazioni, scuole, comuni.

Il calendario di quest’anno “Girotondo mediterraneo” è parte di un progetto interculturale che viene sviluppato da educatori e bambini.
Da sempre il calendario esprime elementi di interculturalità e riporta conoscenze, esperienze, emozioni di bambine/i in forma di disegno.
Il tema sviluppato è il Mediterraneo: Mediterraneo visto come spazio per il contatto, la conoscenza e lo scambio tra popoli e culture diverse ma che convivono in uno spazio comune.
La scelta di questo tema è motivata anche dalla valutazione della sua elevata valenza educativa a fronte dell’immagine che di frequente tale mare assume nel vissuto individuale e collettivo dei giorni odierni: mare visto prevalentemente come luogo di tratta delle nuove schiavitù e fonte di insicurezza e disordine sociale e morale.
Si è voluto quindi affrontare questo tema per dare visibilità e valore al contributo che sia le contiguità sia le affinità sia le diversità possono dare all’arricchimento comune del vivere umano.

Aspetti metodologici nella realizzazione del progetto

Il percorso di educazione interculturale, che è stato realizzato nelle tre scuole secondarie di primo grado del Comune di Pioltello in provincia di Milano, è stato finalizzato alla ricostruzione delle migrazioni attraverso il Mediterraneo di alcuni elementi che oggi fanno parte del vivere quotidiano e della cultura dei popoli che sul mare Mediterraneo si affacciano.
Le classi coinvolte hanno affrontato, con il contributo di esperti esterni, alcuni aspetti legati alle figure che hanno attraversato il Mediterraneo diffondendo culture, come i mercanti e i viaggiatori, il viaggio delle piante e delle spezie, i racconti e le narrazioni comuni, le città e l’uso dello spazio, le religioni e i luoghi di culto, l’origine e la storia delle figure portatrici di doni: da San Nicola a Babbo Natale.
Si è trattato di un breve viaggio di conoscenza con l’intento di stimolare la ricerca e la riscoperta delle origini di alcuni aspetti entrati nella routine del vivere quotidiano, di evidenziare a volte la difficoltà di attribuzione di una loro sicura “paternità territoriale”, di individuare e mappare i percorsi che nel tempo hanno segnato la loro storia e di rintracciare le trasformazioni e le contaminazioni apportate nel corso del tempo.

Il lavoro condotto nella scuola ha portato alla realizzazione di testi e disegni che sono gli elementi caratterizzanti del calendario nell’edizione 2007 che mantiene inoltre la segnalazione e la descrizione sintetica delle principali feste delle più diffuse religioni e di numerose confessioni, accanto a festività civili di numerosi paesi e alcune giornate internazionali legate ai diritti delle persone e dei popoli.

Il Calendario: come leggerlo

Le festività prese in esame con la presente edizione non esauriscono l’intero calendario di ogni paese, specialmente dove differenti religioni o culture sono da lungo tempo presenti. Le principali feste presentate sono riferite a cinque tra le più diffuse religioni, indicando, ove possibile, anche le confessioni che le festeggiano. Inoltre sono state evidenziate alcune feste civili che ricordano a tutto il mondo l’esistenza di un nucleo di diritti fondamentali, validi al di là di qualsiasi differenza culturale o religiosa. Ricordiamo che le date indicate e le modalità di celebrazione di alcune feste riportate in questo calendario possono variare da popolo a popolo e da paese a paese e che in alcune realtà si adottano calendari lunari, mentre la scansione del presente calendario si basa sull’anno solare in vigore in Italia. Per le confessioni Copta e Ortodossa, il calendario in uso è quello Giuliano, mentre le altre confessioni cristiane adottano il calendario Gregoriano.

Per quanto riguarda le festività musulmane, le date sono state desunte dall’elenco gentilmente fornito dal Centro Islamico di Milano. Ci permettiamo di ricordare, a quanti fossero interessati a tali festività, che è bene consultare il Centro Islamico di riferimento per la conferma dell’inizio di ogni singola ricorrenza. Per le date e le feste induiste, si deve tenere conto che nella sola India sono numerose le variazioni a livello regionale sia come nome della festività sia come data di celebrazione.

Il Calendario: un aiuto concreto

Per il 2007 continua la collaborazione con due organizzazioni non governative africane: Galkayo Education Center for Peace and Development (Centro per l’educazione alla pace e allo sviluppo) in Somalia e Giribambe in Rwanda. Con i proventi del calendario si è scelto di continuare a sostenere le due associazioni al fine di consolidare il coinvolgimento di Spazio Solidale nei due progetti e di sviluppare le relazioni tra le Associazioni e le persone coinvolte, approfondendo le conoscenze delle condizioni economiche, politiche, sociali dei Paesi dove si va a intervenire e dei meccanismi che penalizzano l’autosviluppo in un processo di globalizzazione che esclude la partecipazione e nega il diritto all’autodeterminazione dei popoli.

Un mestiere per vivere” – Somalia

Il Centro di Galkayo da anni progetta e realizza interventi per l’educazione scolastica e la formazione professionale. Accanto ai corsi di istruzione di base e ai corsi di formazione, vengono sviluppati percorsi rivolti all’affermazione dei diritti delle donne e della consapevolezza di sé, insieme ad azioni per il sostegno e la promozione alla pace e ai diritti umani, e per favorire la partecipazione attiva ai processi politici. Attualmente il programma di istruzione è in fase di ampliamento nella città di Galkayo, in due cittadine limitrofe e in quattro villaggi.
Spazio Solidale affianca e sostiene il progetto “Un mestiere per vivere”: laboratorio di cucito e formazione imprenditoriale per donne di numerosi villaggi.

Laboratorio dei mestieri” – Rwanda

Giribambe, ONG ruandese nata nel 1994 dopo il genocidio, si prefigge di ricostruire il tessuto sociale attraverso l’avvio di progetti che producono reddito, sostegno economico a famiglie di vedove che hanno accolto bambini orfani, corsi di alfabetizzazione e professionali per ragazze e ragazzi.

Il finanziamento all’organizzazione contribuisce alle spese di gestione logistica degli interventi, garantendo la continua presenza di personale qualificato e al cofinanziamento del progetto “Laboratorio dei mestieri” per ragazze e ragazzi.

Chi volesse contribuire economicamente alla realizzazione dei progetti può utilizzare:

  • il c/c bancario 000000063534 presso la Banca di Credito Cooperativo (Filiale di Bussero)
  • coordinate bancarie S 08453 32680, il c/c postale 58778424

intestati a:
Associazione Spazio Solidale Onlus, C.F. 91538250159
via della Croce, 20 – 20060 Bussero (MI)

specificando la causale:
Progetto Somalia e/o Progetto Rwanda

Per informazioni: tel. 0295039834
e-mail: info@spaziosolidale.com – www.spaziosolidale.com

Spazio Solidale è un’associazione Onlus legalmente riconosciuta, pertanto i contributi a essa devoluti sono deducibili o detraibili a livello fiscale come previsto dall’art. 10 del Decreto legislativo 460/97.